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Rivoluzione! A ventuno anni dall’entrata in vigore del Codice del Consumo, la Legge n. Il 17 marzo è stata promulgata la legge n° 2014-344 relativa ai consumi, nota come “ legge Hamon ”, in riferimento a colui che sarà stato il principale Ministro dell’Economia Sociale e Solidale. Composto da 161 articoli e 75 pagine, il testo ha sconvolto il diritto dei consumatori francese, sia per la portata dei cambiamenti che apporta sia per la diversità di questi cambiamenti .
In particolare merita maggiore attenzione l’introduzione, nel nostro ordinamento, di una class action presentata come l’equivalente della class action americana.
Tuttavia, ritenere che l’ambito di applicazione della legge 17 marzo 2014 sia limitato a tale innovazione sarebbe manifestamente errato. Il legislatore, infatti, non ha esitato, in tale occasione, a rafforzare notevolmente la tutela contrattuale del consumatore e ad affrontare una moltitudine di altre questioni.
Rivoluzione Così, mentre il regime delle pratiche commerciali scorrette è stato sensibilmente modificato, agli agenti della DGCCRF è riconosciuto un innovativo potere sanzionatorio, consistente nella possibilità di infliggere sanzioni amministrative pecuniarie e che porta all’instaurazione di un “adeguamento commerciale e concorrenziale” analogo alle regolarizzazioni fiscali e sociali già esistenti, per usare l’espressione di alcuni commentatori.
La professione legale, dal canto suo – e si tratta davvero di uno sviluppo storico – beneficerà ora della possibilità di ricorrere alla pubblicità e alla propaganda, mentre i produttori di manufatti associati a un luogo o a una regione specifica potranno beneficiare di tutela analoga a quella già conferita ai prodotti alimentari dalle denominazioni di origine protetta.
Infine, diverse formule contrattuali apparse di recente sono ora oggetto di specifica disciplina, a partire dai contratti di compravendita di metalli preziosi o dai contratti di noleggio di autoveicoli con conducente, con l’obiettivo di placare le polemiche che la loro fulminea diffusione potrebbe suscitare.
La presente pubblicazione si propone pertanto di riportare, in modo sintetico, le principali caratteristiche del meccanismo di riparazione collettiva del danno individuale appena introdotto nel nostro ordinamento.
Da anni persiste il paradosso: mentre la Francia è sempre stata pioniera, su scala europea, in tema di tutela dei consumatori, il nostro ordinamento ha mostrato una grossa lacuna non prevedendo alcuna specifica modalità di risarcimento del danno tipicamente subito. un attore così. , di importanza limitata, certo, ma presentante un carattere di massa all’origine di benefici non trascurabili per i professionisti interessati.
In tali circostanze, come immaginare che il meccanismo di azione individuale promosso da ciascun consumatore vittima costituisca un adeguato mezzo di riparazione, quando il guadagno che potrebbe derivare dal risarcimento disposto dal giudice appare significativamente inferiore al costo – finanziario e temporale – inerenti al processo stesso?
Se l’introduzione, nel 1992, dell’azione di rappresentanza in solido mirava a porre rimedio a tale carenza, consentendo ad un’associazione di consumatori di promuovere un’azione di responsabilità per conto di consumatori individuati, è evidente che tale iniziativa si concluse con un amaro fallimento , in quanto, all’inizio del 2010, erano stati proposti solo cinque ricorsi di questo tipo. Subordinato al rispetto di condizioni troppo rigide, il sistema perdeva ogni sua efficacia: qualora un consumatore vittimizzato dovesse conferire all’associazione un espresso mandato di rappresentanza, quest’ultima in nessun caso potrebbe, da parte sua, sollecitare tale mandato a titolo pubblicitario, cartelloni pubblicitari, volantini o lettere personalizzate.
Il legislatore ha quindi ripreso la questione, dopo numerose iniziative parlamentari e dottrinali mai realizzate, con l’obiettivo di rafforzare il diritto di ciascuno ad avere un effettivo accesso alla giustizia e di mettere in campo un’economia più efficiente.
– Le caratteristiche essenziali dell’azione:
In primo luogo, il nuovo articolo L423-1 del codice del consumo prevede:
“Un’associazione di difesa dei consumatori rappresentativa a livello nazionale e riconosciuta ai sensi dell’articolo L. 411-1 può adire un tribunale ottenere il risarcimento dei danni individuali subiti dai consumatori posti in situazione analoga o identica e la cui causa comune sia la violazione da parte di uno o più dei medesimi professionisti dei loro obblighi legali o contrattuali: 1° A in occasione della vendita di beni o della
fornitura di servizi;
2° Oppure quando tale danno derivi da pratiche anticoncorrenziali ai sensi del titolo II del libro IV del codice di commercio o degli articoli 101 e 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
L’azione collettiva può riguardare solo la riparazione di danni materiali derivanti da danni materiali subiti dai consumatori. “.
Da ciò si dovrebbero trarre diverse conclusioni.
In primo luogo, solo un’associazione riconosciuta di consumatori, rappresentativa a livello nazionale, è abilitata a promuovere un’azione di questo tipo. Ne consegue che, contrariamente a quanto previsto dalla legge americana, gli avvocati dovranno limitarsi al ruolo di consulenza di un’associazione, senza potersi assumere, come avevano tuttavia chiaramente preteso tramite i loro rappresentanti, la iniziativa di rinvio al giudice.
L’ambito del ricorso è, poi, circoscritto ai soli ambiti del diritto dei consumatori e del diritto della concorrenza, riflettendo la volontà del legislatore di escludere dall’ambito del contenzioso di massa, almeno nel breve periodo, le violazioni di natura ambientale e sanitaria, in particolare , richiedendo probabilmente la creazione di un’azione specifica le cui condizioni di attuazione sarebbero perfettamente adatte a loro.
Infine, solo il danno patrimoniale, derivante da danno materiale, può in tale contesto essere oggetto di risarcimento, cosicché altre tipologie di danno più personalizzato, specifico di ciascun consumatore, come il danno morale, corporale o per piacere, sono puramente e semplicemente escluso. .
In secondo luogo, dal punto di vista processuale, il foro competente sarà il Tribunal de grande instance, il cui giudice dovrà generalmente accertare, da un lato, la sussistenza dei presupposti di ricevibilità del ricorso e pronunciarsi, dall’altro ., sulla responsabilità del professionista.
In particolare, ai sensi degli articoli L423-3 e L423-4 del Codice del Consumo, spetterà a tale attore: stabilire i criteri di collegamento;
– dall’altro, determinare il danno suscettibile di essere riparato e il suo ammontare, o alternativamente gli elementi idonei a consentirne la valutazione pecuniaria;
– in terzo luogo, disporre misure pubblicitarie, che competono al professionista, per informare i consumatori suscettibili di appartenere al gruppo della decisione resa, i quali devono poi farsi avanti per ottenere un risarcimento;
– In quarto luogo, fissare il termine entro il quale deve essere effettuato il risarcimento.
Va aggiunto che il giudice avrà anche la possibilità di proporre una misura di mediazione, ai sensi dell’articolo L423-15, facendo riferimento alle norme della legge dell’8 febbraio 1995 che disciplinano la mediazione giudiziaria, in qualsiasi fase o procedimento. . .
Se tale dispositivo è quindi nettamente distinto dall’azione di rappresentanza congiunta, che rimane in vigore, in quanto il consumatore non dovrà in tal caso conferire un espresso mandato di rappresentanza all’associazione richiedente, occorre tuttavia evitare la tentazione descrivere tale evoluzione come caratterizzante l’importazione nel diritto francese dell’azione di classe dagli Stati Uniti, poiché le differenze tra ciascuno dei meccanismi sono capitali.
– Le differenze che la oppongono alla class action americana:
Costituendo un procedimento giudiziario, la class action del diritto federale americano è soprattutto parte di un sistema di diritto che costituisce il riflesso di una cultura giuridica molto diversa dalla nostra. Non stupisce quindi affatto che la class action istituita dalla legge in materia di consumo si distingua dal meccanismo che tuttavia l’ha ispirata per molti aspetti, in quanto le caratteristiche del modello vigente oltre Atlantico sono, per molti di esse, strettamente legato a concetti o principi verso i quali gli Stati dell’Europa continentale sono profondamente restii o restii.
Giustamente paventato, il sistema di class action può infatti essere fonte di risarcimento danni per centinaia di milioni di dollari, e quindi portare un’azienda al fallimento, perché: – Il giudice valuta inizialmente il valore del danno subito da tutti i
consumatori , vale a dire da chiunque possa invocare la condanna della società convenuta, e fissa su tale base l’importo del risarcimento;
– In secondo luogo, l’ammontare del suddetto indennizzo, posto a carico della società di cui è accertata la responsabilità, può essere superiore a quello idoneo a garantire il risarcimento di tutti i danni causati, in quanto il risarcimento può avere espressamente funzione sanzionatoria;
– In terzo luogo, gli avvocati americani, il più delle volte all’origine delle azioni, contribuiscono in modo determinante al successo del meccanismo, in quanto hanno un chiaro interesse economico ad agire, poiché il loro compenso assume spesso la forma di una percentuale del ammontare complessivo dei danni ottenuti al termine del processo;
– In quarto luogo, la legge locale sulla prova consente al giudice di obbligare qualsiasi imputato a produrre, pena pesanti sanzioni, centinaia – anche migliaia – di documenti e comunicazioni contenuti su una moltitudine di supporti.
Tuttavia, appare chiaramente che la class action francese non può avere nessuna di queste caratteristiche, che insieme contribuiscono all’elevata efficienza del meccanismo, salvo abbandonare: – la concezione strettamente individualistica dell’azione, e la natura costituzionale della libertà di ciascun individuo
di citare in giudizio o non risultarne, in contrasto con la presunzione su cui si basa il diritto americano, per qualsiasi consumatore interessato, come parte in causa;
– il principio dell’integrale riparazione, in virtù del quale l’ammontare del danno pronunciato dal giudice deve limitarsi a consentire la riparazione di tutti i danni subiti e non può perseguire una finalità repressiva o punitiva;
– La regola deontologica, alla quale sono soggetti tutti gli avvocati francesi, in virtù della quale gli onorari non possono in linea di principio essere espressi in percentuale dell’ammontare dei danni e degli interessi ottenuti al termine del processo, salvo che non sia che una frazione del compenso e che tale modalità di calcolo è stata oggetto di un previo accordo, qualificato come patto di litis quota, approvato dal Presidente dell’Ordine;
– Alla nostra concezione storica dei diritti della difesa.
Questo significa che l’azione di gruppo che è stata appena integrata nel nostro diritto positivo è solo un surrogato del modello americano, che sarebbe privo di qualsiasi interesse? Niente è meno sicuro.
Per l’ampiezza delle condanne che ha suscitato e per il richiamo del profitto che ha suscitato in alcuni giuristi senza scrupoli, la class action non è stata esente da ogni critica. Viceversa, l’azione di gruppo di nuova costituzione, che appare conforme ai principi fondamentali del diritto francese sopra richiamati, potrebbe ben essere tutelata dalle ragioni di deriva dal regime vigente oltre Atlantico.
Resta quindi da sperare che una tale innovazione consenta non solo di garantire il risarcimento del danno di massa che ha colpito migliaia di consumatori, ma anche di regolamentare le strategie commerciali messe in atto dalle aziende responsabili, dissuadendole dal futuro. Nei prossimi mesi è atteso un decreto del Conseil d’Etat, in particolare per definire le modalità di avvio dell’azione.