Il 21 gennaio 2025, la Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi di Didier Lombard, ex amministratore delegato di France Télécom, e del suo vice, Louis-Pierre Wenès, rendendo definitive le loro condanne nel caso dei suicidi legati alle politiche manageriali dell’azienda.

I fatti: Una politica aziendale con gravi conseguenze umane

L’amministratore delegato e diversi dirigenti dell’azienda avevano deciso di attuare una politica aziendale drastica, mirata a ridurre massicciamente il personale imponendo al contempo una mobilità interna forzata. Queste misure avevano portato a un grave peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti interessati, con conseguente notevole stress, insicurezza lavorativa e malessere generale all’interno dell’azienda.

Il sindacato, rappresentante una parte dei lavoratori colpiti, aveva presentato denuncia, sostenendo che tale politica aziendale costituisse mobbing morale istituzionale, una forma di violenza psicologica sistemica esercitata su tutti i dipendenti da parte della direzione.

La Corte d’Appello: La responsabilità dei dirigenti per mobbing morale istituzionale

La Corte d’Appello ha accolto le argomentazioni del sindacato condannando l’azienda e i suoi principali dirigenti per mobbing morale istituzionale. La corte si è basata sull’articolo 222-33-2 del Codice penale, che definisce e punisce il mobbing morale sul lavoro. Questo articolo prende di mira comportamenti che deteriorano gravemente le condizioni di lavoro, compromettendo così la dignità e la salute fisica e mentale dei dipendenti.

La corte ha ritenuto che i dirigenti aziendali, applicando consapevolmente una politica degradante e sistematica, avessero creato un ambiente di lavoro dannoso, tale da costituire mobbing morale istituzionale.

La Corte di Cassazione: Una decisione decisiva

La Corte di Cassazione, investita del caso, ha confermato la decisione della Corte d’Appello, apportando chiarimenti cruciali sull’applicazione della legge in materia di mobbing morale sul lavoro.

La questione principale era sapere se i dirigenti potessero essere condannati per aver attuato una politica aziendale generale qualificabile come mobbing morale, anche in assenza di atti individuali ripetuti nei confronti di vittime specifiche.

La Corte di Cassazione ha stabilito che il mobbing morale istituzionale rientra nella definizione prevista dal Codice penale, il quale dispone che il mobbing morale non deve necessariamente manifestarsi tramite atti ripetuti contro una vittima determinata. È sufficiente che tali comportamenti si verifichino in un contesto collettivo.

Pertanto, i dirigenti, applicando una politica generale che peggiora gravemente le condizioni di lavoro, sono responsabili di mobbing morale istituzionale, anche se tale mobbing non si traduce in relazioni interpersonali dirette tra gli autori e le vittime.

Questa decisione rappresenta un precedente importante per i lavoratori e i sindacati, che potranno ora fare affidamento su questa giurisprudenza per combattere il mobbing morale istituzionale nelle aziende.

Per qualsiasi domanda relativa alla tutela dei vostri diritti, in particolare in materia di mobbing morale sul lavoro, l’Avvocato DAMY, specialista in Diritto del lavoro a Nizza, è a vostra disposizione per consulenze e assistenza. Non esitate a contattarci per informazioni o appuntamenti.