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Non è più necessario dimostrare che il lavoro notturno abbia conseguenze significative per il lavoratore. Nella fattispecie, un dipendente che svolgeva servizio di turno notturno si è visto respingere dalla corte d’appello la sua richiesta di risarcimento dei danni avanzata per violazione del diritto al riposo giornaliero.
Il turno del dipendente terminava alle 6,50 per riprendere alle 22, mentre alle 8 o, al massimo, alle 8,30 era prevista una visita medica che, secondo le sue stime, lo avrebbe privato delle undici ore consecutive di riposo. La Camera sociale ribalta la sentenza emessa dal giudice del merito. La Corte ritiene che la fine del servizio segna l’inizio del periodo di riposo giornaliero e che tale inizio non può chiaramente essere posticipato a causa di una visita medica obbligatoria, anche se la durata del riposo giornaliero è superiore alla durata minima. dalle undici in punto.
Pertanto, il datore di lavoro deve fissare una visita medica durante il periodo di servizio, se coincide con l’orario di consultazione, oppure fissare un appuntamento al di fuori dell’orario di lavoro, quando gli orari della medicina del lavoro non lo consentono. non consentire, ma poi non abbreviando i periodi di riposo.
Avvocato Grégory DAMY diritto del lavoro, Nizza