Il 24 aprile 2025, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha emesso una sentenza attesa da tempo nel caso L. e altri c. Francia. Tre donne, minorenni all’epoca dei fatti, hanno accusato lo Stato francese di non averle protette adeguatamente, né di essere state riconosciute come vere vittime in casi di violenza sessuale. La CEDU ha dato loro ragione.
Una vulnerabilità evidente ma ignorata dai tribunali nazionali
La Corte ha criticato la giustizia francese per non aver valutato correttamente la vulnerabilità delle ricorrenti. Alcune di loro erano state ricoverate in reparti di psichiatria infantile, assumevano farmaci pesanti, avevano alle spalle tentativi di suicidio, isolamento sociale e una dipendenza psicologica da figure di autorità (in questo caso, vigili del fuoco).
Nonostante ciò, i tribunali francesi hanno ritenuto valido il consenso agli atti sessuali poiché le vittime non si erano opposte esplicitamente. Per la CEDU, tale analisi è insufficiente: non tiene conto di una fragilità manifesta e nota agli autori dei fatti.
Un’applicazione inadeguata del diritto penale francese
Dal 3 agosto 2018, l’articolo 222-22-1 del Codice penale francese prevede che la costrizione morale possa derivare dall’età o dalla vulnerabilità della vittima. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che i giudici francesi non abbiano applicato correttamente tale disposizione. Hanno cercato segni di consenso come se valutassero comportamenti di adulti, anziché esaminare se le vittime fossero in grado di fornire un consenso informato.
La CEDU sottolinea che l’assenza di resistenza fisica non equivale a un vero consenso, soprattutto quando la vittima è minorenne e affetta da disturbi psicologici. In tal senso, la Francia ha mancato ai propri obblighi positivi non prevedendo un quadro giuridico effettivo e una sua applicazione coerente.
Un approccio europeo centrato sul consenso informato
La sentenza si inserisce nel solco degli standard della Convenzione di Istanbul, che impone agli Stati di penalizzare gli atti sessuali non consensuali, tenendo conto della vulnerabilità della vittima. Questo approccio tutela non solo i minorenni, ma anche coloro affetti da disturbi psichici o soggetti a condizionamenti emotivi o sociali.
Secondo la CEDU, i giudici devono prima verificare se il minorenne fosse in grado di esprimere un consenso informato, e poi accertare se gli autori dei fatti fossero a conoscenza della sua fragilità. Se entrambe le condizioni sono soddisfatte, i fatti devono essere qualificati come stupro, anche in assenza di violenza esplicita.
Stereotipi sessisti rilevati nelle sentenze francesi
La Corte ha inoltre condannato l’uso di stereotipi sessisti nelle decisioni giudiziarie francesi. Alcune sentenze hanno fatto riferimento al comportamento seduttivo delle vittime o suggerito una loro corresponsabilità nei fatti, determinando una “vittimizzazione secondaria” in violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea.
Un segnale forte per la protezione dei minorenni in Europa
Questa vicenda segna un punto di svolta nella giurisprudenza europea. Impone una riflessione urgente su come i tribunali (in Francia e non solo) valutano il consenso sessuale dei minorenni vulnerabili. Invita ad adattare le pratiche giudiziarie per evitare giudizi colpevolizzanti e garantire una piena considerazione del contesto individuale delle vittime.